Breve resoconto degli ultimi rinvenimenti archeologici nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), pubblicato su Zancleweb il 30 ottobre 2011 (le immagini che accompagnano l’articolo non sono mie, ma del gruppo di Filippo Imbesi).
Ormai da diversi mesi a Barcellona Pozzo di Gotto quasi nel silenzio più assoluto sta accadendo un fatto di notevole importanza dal punto di vista culturale. Un gruppo di appassionati, guidato e coordinato dall’architetto Filippo Imbesi (già autore di un apprezzato lavoro sui feudi nel barcellonese e sul monastero di Gala e di diversi articoli su riviste storiche) sta esplorando sistematicamente il territorio allo scopo di censire le numerosissime “tombe a grotticella” che, quasi a dispetto della loro evidenza, sono passate inosservate e ignorate dagli studiosi fino ad oggi.
In realtà qualche studio in passato c’è già stato: le ricerche svolte prima da Vincenzo Cannizzo e poi Carmelo Famà e infine da Pietro Genovese nell’arco del secolo XX. Queste indagini però analizzavano un’area limitata del territorio non mettendo in luce quanto Filippo Imbesi col suo gruppo di appassionati e studiosi, raccoltisi spontaneamente attorno a lui, hanno scoperto e continuano a scoprire nelle loro ricognizioni. Al giorno d’oggi sono state individuate oltre 150 “tombe a grotticella” (ma il numero pare destinato a salire di volta in volta), quasi tutte di una stessa tipologia che lascia intendere una comune usanza funeraria e la presenza di uno spirito religioso delle popolazioni che le hanno realizzate. Le tombe, scavate nella roccia, risalgono probabilmente all’età del bronzo (quindi ad un periodo protostorico) ma è possibile ritenere che furono utilizzate anche in epoche successive anche per usi diversi. Si tratta di un’area archeologica molto vasta che supera i confini territoriali del comune di Barcellona Pozzo di Gotto andando anche nei territori di Catroreale, di Rodì Milici e Terme Vigliatore. I ritrovamenti archeologici venuti fuori in queste aree se collegati idealmente tra loro potrebbero aprire nuove prospettive di studio su un periodo che va dalla protostoria fino alla presenza greca in Sicilia. Nella zona, non molto lontano, infatti alcuni archeologi, primo fra tutti Luigi Bernabò Brea, hanno voluto collocare il fiume Longano, identificandolo con l’attuale torrente Termini. Ma restando per un attimo fuori dagli studi e dagli scavi condotti per l’individuazione della città di Longane, certamente la presenza di tante tombe di una stessa tipologia e tutte di uno stesso periodo storico non può passare inosservata agli studiosi ma anche alle istituzioni. (altro…)