Articoletto sullo scultore Ovidio Sutera, pubblicato su Zancleweb il 9 maggio 2011.
I decenni della ricostruzione dopo il tragico terremoto del 1908 e dopo il secondo dopoguerra furono caratterizzati da una notevole presenza culturale in città. Letterati, architetti e artisti contribuirono in modo determinante alla ricostruzione, arricchendo Messina di palazzi pubblici e privati, di ville, di chiese, di monumenti, di piazze che nonostante gli anni trascorsi ancora oggi rappresentano stabilmente il volto della città. Per quanto riguarda gli scultori, molto attivi sia nell’ambito dell’edilizia, cioè nelle decorazioni dei nuovi palazzi, ma anche nell’arte funeraria, nei monumenti o nell’arte sacra,è possibile ritrovare nomi degni di nota e tra questi scultori affiora la figura di Ovidio Sutera.
Nato a Buenos Aires il 28 febbraio 1914 da genitori siciliani, dopo una prima formazione al seguito del padre Giuseppe, affermato scultore, si trasferisce a Roma nel 1936 dove intraprende gli studi artistici presso la scuola libera di nudo, segue in seguito anche i corsi serali dell’Accademia di Francia, essendo infineammesso ai corsi di scultura dell’Accademia di Belle Arti. Nel corso degli studi prende parte attivamente alla vita culturale romana partecipando a manifestazioni artistico-culturali.Nel 1937 lascia Roma e si trasferisce a Messina per lavorare nello studio del padre, nella stessa città a partire dal 1942 si dedica all’insegnamento del disegno nella scuola media.
Si distingue nel panorama culturale Messinese come uno degli scultori più prolifici: partecipa a un considerevole numero di mostre collettive regionali e nazionali, molte sue opere sono sparse per la città ed alcune passano anche lo stretto di Messina.
Da non trascurare neppure i suoi componimenti poetici, pubblicati dal 1937 nella rivista “Il Marchesino”, altri suoi versi sono invece raccolti nel libro autobiografico “Sculture e poesie” pubblicato a Messina nel 1966 (da cui sono tratte le immagini di questo articolo) a cui segue un’altra raccolta pubblicata sempre a Messina nel 1979: “La voce delle pietre”. Entrambi i volumi comprendono anche un ampio corredo fotografico che documenta la vasta produzione artistica e possono essere un punto di riferimento per intraprendere seri studi su questo artista dimenticato.
Antonino Teramo
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