
Guida alla statuaria reggina -Daniele Castrizio
Pubblicato alla fine del 2011 da Falzea Editore un libro di Daniele Castrizio, professore di numismatica dell’Università di Messina. Si tratta di una guida, certamente non convenzionale, alla conoscenza e alla comprensione della statuaria reggina. Il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria possiede una importantissima collezione archeologica, certamente tra le prime al mondo sia per quantità che per qualità dei reperti. Tra questi non si può trascurare la singolare presenza di originali greci di epoca classica sia in marmo che in bronzo: il “kouros di Reggio”, i “Bronzi di Riace” e le teste con i frammenti provenienti dal “relitto di Porticello”. Il lavoro svolto da Daniele Castrizio, concentrato questo volumetto di appena 111 pagine, colma certamente un vuoto negli studi, carenti sia nell’ambito delle ricerche specifiche, con l’eccezione dei “Bronzi di Riace”, sia per l’aspetto relativo alla divulgazione.
La prima scultura studiata da Daniele Castrizio è il cosidetto “kouros di Reggio”, già da subito è possibile notatare la particolare metodologia usata dall’autore: studiare tutti i segni ancora presenti sulla scultura che rivelano la natura delle parti ormai perdute e l’incrocio con considerazioni di tipo storico e iconografico. L’ipotesi dell’Autore porta ad indetificare la scultura come un Apollo.
Il capitolo successivo è dedicato ai “Bronzi di Riace”, è senza dubbio da considerarsi il cuore del libro, sia perché l’autore ripercorre tutta la storiografia e tutte le ipotesi avanzate sulle due statue, ma soprattutto perchè avanza al contempo una propria teoria con basi scientifiche, leggendo tutti i segni ancora presenti sui bronzi, ricostruendo tutto il gruppo statuario, dando un nome ai due guerrieri e avanzando l’attribuzione dell’opera all’artista Pitagora di Reggio. Secondo Castrizio lo stesso artista potrebbe essere anche l’autore della cosidetta “testa del filosofo”: anche in questo caso basandosi sui segni presenti sul bronzo, con considerazioni di carattere storico e iconografico, lo studioso riesce a ricostruire virtualmente l’intera scultura e a dare un nome al personaggio raffigurato, cioè il filosofo Pitagora di Samo. Stessa metodologia di ricerca e ricostruzione è stata applicata anche alla “testa di Basilea”, con considerazioni di carattere stilistico e con l’ausilio anche di confronti con monete, che portano a identificare il personaggio con lo Zeus Liberatore. Anche altri frammenti di sculture sono stati osservati attentamente, come quelli che costituiscono la “statua del giovane atleta”. Interessante si rivela l’individuazione del sito di una scultura non più esistente, quella raffigurante Poseidon, posta sopra una colonna in punto fondamentale per l’attraversamento dello stretto, indicazione ai naviganti mediante fuochi sempre accesi, proprio di fronte alla torre che era presente sul versante siciliano dello Stretto, esattamente a Capo Peloro e sormontata anche quella da una scultura, lo Zeus Pelorus. Anche in questo caso i ragionamenti di Daniele Castrizio sono stringenti, utilizzando un’ampia varietà di fonti sia letterarie che numismatiche e senza trascurare l’aspetto simbolico che quella colonna, non più esistente, continuerà ad avere in epoche successive, in quanto lembo estremo e porta d’accesso all’Italia. Utile alla comprensione di alcune parti del testo, in particolare in riferimento ai “Bronzi di Riace”, si mostra anche l’appendice sui segni di comando militare sugli elmi e sulle monete greche di epoca classica.
Sono numerose le fotografie, anche con ricostruzioni grafiche di elementi ormai mancanti, che accompagnano le argomentazioni dell’Autore e chiarificano le sue ipotesi.
Il libro è chiaro ed essenziale tanto da poter essere usato per scopi divulgativi per avvicinare il grande pubblico, ma non è soltanto un testo divulgativo: l’apparato di note, la bibliografia, i riferimenti alla letteratura scientifica, i ragionamenti articolati con un’argomentazione metodologicamente fondata che porta ad avanzare nuove ipotesi, tutto ciò porta a ritenere questo breve testo come un punto di riferimento sul panorama scientifico per quanto riguarda la statuaria reggina, che può essere definita realmente tale perché prodotta proprio in quell’area culturale e geografica. Un’analisi attenta insomma, che svela l’esistenza di una scultura di alto livello in Magna Grecia, con proprie peculiarità, e mostra i limiti di qualsiasi studio che non voglia tener conto di questo dato fondamentale.
Infine è impossibile trascurare un altro elemento: traspare in tutto il libro, senza diminuirne la validità, l’amore dell’Autore per la propria terra che si concretizza di fatto con lo svolgimento del proprio lavoro con maggiore professionalità, al contrario invece di molti eruditi che producono studi campanilistici tendenti esclusivamente a dimostrare inesistenti primati o teorie che spesso si rivelano inconsistenti. Ne deriva un forte incentivo a impegnarsi, ognuno nel proprio ambito, per la propria città. Ovviamente in tutto questo il lavoro dello storico è quello di recuperare e conservare la memoria storica di una comunità che troppo spesso si mostra smemorata, e Daniele Castrizio pare svolgere molto bene il suo compito.
Antonino Teramo
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